Eroi d'América: Teodoro Fernández
© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport
Un’intera carriera dedicata al suo club e alla sua nazionale. Un’intera carriera consacrata al gol. Questo è Teodoro Fernández, senza ombra di dubbio il miglior giocatore mai espresso dal Perù, in coppia con Teófilo Cubillas. Settimo di otto figli, il piccolo Teodoro inizia a dare i primi calci al pallone nella squadra della sua città, l’Huracan de Hualcará, mostrando subito il proprio potenziale. Per sfondare, però, deve aspettare i sedici anni, quando si trasferisce nella capitale insieme al fratello Arturo, portiere nel Ciclista Lima. Quando questi viene ingaggiato dall’Universitario si porta dietro il giovane Lolo, al quale basta un provino per convincere i dirigenti a fargli firmare il primo contratto.
Esordisce nel 1931, segnando subito il gol che decide la partita, il primo di una serie lunghissima che durerà per oltre 20 anni, tutti con la U sul petto. L’Universitario non è certo il club più titolato del Paese, ha vinto da poco il suo primo titolo nazionale, e nelle prime due stagioni di Fernández deve accontentarsi della piazza d’onore. Non lui, però, che fa suo il titolo di capocannoniere in entrambi i tornei, replicando pure nel 1934, quando finalmente centra anche la vittoria del campionato. Chiuderà da re dei bomber per sette volte in carriera, conquistando altri cinque campionati e facendo della U il club più famoso e vincente del Perù.
Poiché per tutta la carriera rifiuterà ogni offerta di trasferimento, sia che arrivi dal Cile, con tanto di assegno in bianco, sia che arrivi dall’Argentina o anche dall’Europa, per conquistare la fama internazionale ha bisogno della nazionale. L’esordio con la fascia rossa sul petto risale alla Copa América del 1935, la prima delle sei che disputerà. Il Perù gioca in casa, ma Uruguay e Argentina, alla quale Lolo segna il suo primo gol, sono irraggiungibili.
L’anno dopo si giocano le Olimpiadi di Berlino e il Perù fa ottima figura, arrivando fino ai quarti grazie anche alle reti del suo bomber, a segno cinque volte contro la Finlandia e una contro l’Austria, che ottiene la ripetizione della gara, vinta dagli andini, in seguito ad un’invasione di campo. La federazione peruviana, contraria alla decisione, ritirerà la sua rappresentativa dal torneo, che quindi lascerà da imbattuta.
Dopo un’altra Copa América infruttuosa e la vittoria ai Giochi Bolivariani del 1938, sorta di Olimpiadi tra i Paesi andini, il Perù conquista il titolo continentale, tra la sorpresa generale, nel 1939. Si gioca nuovamente a Lima e sono assenti Argentina e Brasile. C’è però l’Uruguay, assente ai mondiali disputati in Europa ma per molti la squadra più forte al mondo. Fernández mette in discesa il cammino dei suoi, con la tripletta all’Ecuador e le doppietta a Cile e Paraguay che ne fanno il capocannoniere del torneo. L’ultimo ostacolo è proprio l’Uruguay, appaiato in classifica prima della gara conclusiva. Lolo non segna, ma per una volta ci pensano gli altri, il compagno di reparto Alcalde e Bielich, che rendono inutile la rete del futuro interista Roberto Porta. Il Perù è campione del Sud America, traguardo che raggiungerà solo nel 1975 con Cubillas.
Fernández giocherà altre tre edizioni della Copa, chiudendo con la nazionale dopo quella del 1947, segnando altre cinque reti che lo portano sul podio dei cannonieri storici della competizione, dietro i soli Zizinho e Tucho Méndez. Con l’Universitario giocherà invece fino al 1953, a 40 anni. La sua ultima partita, il Clásico contro l’Alianza Lima, finirà 4-2 per la U, con tripletta di Fernández, El Cañonero per i suoi tifosi. E mai titolo fu più adeguato.
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