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Eroi d'América: Erwin Sánchez

Eroi d'América: Erwin Sánchez

© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport
 di  Oreste Giannetta   vedi letture

Un progetto di campione. Può essere definito così, il piccolo Erwin, quando viene iscritto all’Academia Tahuici, una scuola calcio boliviana destinata a formare i migliori calciatori della generazione d’oro del piccolo Paese andino. La conferma arriva quando, a nemmeno 20 anni e dopo le prime due stagioni col Club Destroyers, ottiene la prima convocazione in nazionale per partecipare alla Copa América del 1989. Finisce subito come da tradizione, per la Bolivia, ma il ghiaccio è rotto e dopo un anno al titolato Bolivar di La Paz ecco il grande salto nel calcio europeo. Ad accoglierlo è il Portogallo, che diverrà la sua seconda patria.
A credere nelle doti di questo trequartista dal sinistro fulminante è il Benfica, che dopo un primo anno di ambientamento lo gira in prestito all’Estoril, per completarne la maturazione. Missione compiuta, tanto che quando passa al Boavista, nel 1992, diventa subito il perno della squadra che in quegli anni contende alle tre grandi storiche il primato. Con la maglia a scacchi gioca fino al 2004, con un’unica parentesi di una stagione, nella quale tenta senza successo di riconquistarsi la fiducia delle Aquile di Lisbona. Poco importa che non ci riesca, perché le soddisfazioni non mancano, a partire dalla Coppa vinta nel 1997 e chiudendo con la storica affermazione in campionato nel 2001, la prima e finora unica per le Pantere, che dopo il suo addio vivranno anni di crisi, culminati con la retrocessione.
Terminata l’avventura portoghese, nel 2005, torna in patria con la maglia dell’Oriente Petrolero, ma chiuderà in maniera traumatica dopo una sola stagione, a 36 anni, causa una squalifica di 18 mesi per aver colpito un arbitro con una testata. Una macchia che comunque non cancella quanto di buono fatto, anche in nazionale, dal “Platini” boliviano, chiamato così per la sua abilità nel calciare le punizioni e, soprattutto, per l’abitudine a giocare coi calzettoni abbassati, proprio come “Le Roi” Michel.
Dopo la prima esperienza, nel 1989, Sánchez torna in Copa América due anni dopo, segnando su rigore l’unica rete della sua squadra, e nel 1993, ancora una volta senza poter evitare la precoce eliminazione. L’acuto è però dietro l’angolo, perché nel settembre di quell’anno la Verde beffa l’Uruguay e si qualifica per la fase finale della Coppa del Mondo in programma l’estate successiva negli Stati Uniti. Un traguardo storico, che mancava dal 1950, raggiunto grazie alla generazione d’oro, che oltre a Sánchez punta sul bomber Etcheverry.
La Bolivia è protagonista della gara inaugurale contro i campioni in carica della Germania, e quasi strappa un pareggio, cedendo solo nella ripresa per la rete di Klinsmann. Nella seconda giornata, contro la Corea del Sud, arriva il primo storico punto, ma non il primo gol, visto che la gara finisce a reti inviolate. Resta la Spagna e le speranze di togliere quello sgradito zero dalla casella dei gol fatti, alla sesta gara mondiale, sono al lumicino. Gli spagnoli infatti vanno sul doppio vantaggio a metà ripresa, ma subito dopo il raddoppio è proprio Sánchez, con un sinistro da fuori deviato, a rompere la maledizione. Non un gol bellissimo, ma quanto basta per entrare nella storia della Bolivia.
Conclusa l’avventura mondiale, l’ultimo grande appuntamento è la Copa América del 1997, ospitata proprio in Bolivia, coi padroni di casa che sperano di ripetere l’impresa del 1963, quando conquistarono il successo finale aiutati dalla maggiore attitudine a giocare in altura. La storia sembra ripetersi, perché la Verde, dopo aver vinto il proprio girone, arriva in finale eliminando Colombia e Messico grazie ai suoi tre uomini di punta, Baldivieso, Etcheverry e Sánchez. In finale c’è però il Brasile campione del mondo in carica di Ronaldo e Romário, oltre che di Edmundo che sblocca il punteggio quando mancano pochi minuti all’intervallo. Ancora una volta, però, è Sánchez a levare le castagne dal fuoco ai suoi con un pezzo forte del suo repertorio, una bomba da lontanissimo che si tramuta in gol anche e soprattutto grazie alla complicità di Taffarel in versione saponetta. Nella ripresa Ronaldo e Zé Roberto ristabiliranno però le giuste distanze.
L’ultima apparizione di Sánchez in Copa América risale al 2007, da C.T., con due pareggi che non evitano la consueta eliminazione al primo turno. Il mancato approdo al mondiale sudafricano, poi, porrà termine anche alla carriera di tecnico di colui che è stato di certo il più famoso e più vincente, in Europa, dei calciatori boliviani.


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