Eroi d'América: Carlos Valderrama
© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport Quando diventi famoso per il tuo look è difficile venire considerato un giocatore vero. Carlos Valderrama lo è stato, anche se arrivato in Europa forse con due decenni di ritardo, ben lontano dal prototipo di calciatore-atleta ormai imperante.
Chi nel 1990 era un bambino che cominciava a seguire il calcio con interesse ricorderà le “notti magiche” piene di speranze e delusioni, ma non può non essere rimasto colpito dalla Colombia del suo portiere volante, l’assurdo René Higuita, e del suo numero 10. Quel cespuglio di capelli biondi che stazionava sulla trequarti, muovendosi poco (meno del portiere, per intenderci) ma intelligentemente era un’autentica scoperta, in anni nei quali era molto raro essere a conoscenza di quello che succedeva anche nei campionati appena oltre confine.
Sì, perché Carlos Valderrama era un calciatore vero, che già era impegnato nel campionato francese col Montpellier e che aveva già avuto modo di mettersi in mostra in Sud America. L’esordio risale al 1981, con l’Unión Magdalena, l’ex squadra del padre. Non è certo il palcoscenico adatto per un calciatore ambizioso e allora ecco il passaggio al Millonarios di Bogotà e poi, dopo un anno infruttuoso, quello decisivo al Deportivo Cali, col quale raggiunge la notorietà e la nazionale, nella quale debutta nel 1985, vivendo da protagonista tutti gli anni del periodo d’oro dei Cafeteros.
Alla prima uscita ufficiale, nella Copa América del 1987, segna al debutto contro la Bolivia, ma poi cede al Cile in semifinale e deve accontentarsi del terzo posto, davanti all’Argentina. Un terzo posto che diventerà abitudine, ma che intanto gli vale il Pallone d’Oro del Sud America e l’interesse del calcio europeo e dei francesi del Montpellier, in particolare. Alla prima stagione nell’Esagono Valderrama soffre lo stile di gioco, più atletico, del Vecchio Continente, ma già l’anno dopo è decisivo nella cavalcata trionfale del Montpellier in Coppa di Francia. È pronto per il suo primo mondiale, dopo la deludente Copa América del 1989 quando la Colombia arriva da favorita e nella quale conclude malamente, mostrando i primi limiti caratteriali.
Italia 90 è una vera e propria un’epifania. I colombiani tornano alla fase finale dopo l’ultima apparizione, nel 1962, e subito Valderrama è protagonista, con un gol da fuori area che chiude i conti contro i modesti Emirati Arabi. Segue la sconfitta di misura con la Jugoslavia e il pareggio contro i futuri campioni del mondo della Germania Ovest. Pareggio raggiunto in extremis proprio grazie a Valderrama, con l’assist per il futuro napoletano Rincon al termine di una deliziosa azione personale. Il resto è storia, non positiva per i Cafeteros, che si arrendono al Camerun di Milla negli ottavi, con Higuita protagonista negativo.
Subito dopo il mondiale passa agli spagnoli del Real Valladolid, allenati dal C.T. colombiano Maturana e tra i quali giocano già proprio Higuita e un altro connazionale, Leonel Álvarez. Un’esperienza che si rivela fallimentare, più per problemi societari, e che fa da preludio al nuovo e definitivo attraversamento dell’Atlantico. Lungi dall’essere stanziale, Valderrama passa in tre anni dall’Independiente Medellín allo Junior di Barranquilla, col quale vince finalmente il titolo nazionale nel 1994, l’anno che sembra dover essere quello della consacrazione, per la Colombia.
Dopo un altro terzo posto in Copa América, nel 1993, i Cafeteros incantano nelle qualificazioni mondiali, servendo un clamoroso 5-0 all’Argentina sul terreno del Monumental di Buenos Aires e costringendola allo spareggio. Valderrama conquista il suo secondo Pallone d’Oro e la formazione di Maturana, forte di nuovi innesti di spessore, tra i quali Faustino Asprilla, arriva negli Stati Uniti con la patente di possibile sorpresa, tanto da sognare addirittura le semifinali. L’avventura terminerà malamente, con due sconfitte contro la Romania e i padroni di casa e con minacce e sospetti di scommesse clandestine che culmineranno, al rientro in patria dopo l’inutile successo sulla Svizzera, nell’assassinio di Andrés Escobar, autore dell’autogol decisivo contro gli statunitensi.
La tragedia non lascia indifferente Valderrama, che annuncia il ritiro, salvo ripensarci, senza però tornare più ai livelli di rendimento precedenti. Conquista un altro terzo posto in Copa América, nel 1995, lasciando la nazionale nel 1998, per poi tentare l’avventura nel neonato campionato statunitense, la MLS, vestendo le maglie dei Tampa Bay Mutiny, poi dei Miami Fusion e infine dei Colorado Rapids, sua ultima squadra prima del ritiro, nel 2002, a oltre 40 anni e col record tuttora imbattuto del numero di assist nella lega a stelle e strisce.
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