Eroi d'América: Ángel Romano
© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport Un salto nei primi decenni del secolo per parlare del primatista di vittorie in Copa América. Sei trionfi, tra il 1916 e il 1926, per questo attaccante universale in grado di esaltare i propri tifosi sia in patria che tra gli odiati argentini.
Di Ángel Romano si dice (sarà il primo, ma non l’ultimo) che era in grado di dribblare tutti gli avversari e poi attendere che tornassero indietro per dar loro una seconda opportunità. Le leggende crescono rigogliose, quando non si hanno controprove di immagini registrate, ma restano i numeri e le cronache a dimostrare l’abilità di questo attaccante in grado di coprire tutti i ruoli del reparto d’attacco. Un giocatore instancabile, che non disdegna di rincorrere gli avversari per rubare loro il pallone e far ripartire un’azione offensiva, che poi conclude andando a segno, e anche per questo soprannominato El Loco, il pazzo.
L’esordio in prima squadra è già indicativo delle potenzialità. Il Nacional di Montevideo, che in seguito, grazie a lui, diventerà uno dei club più amati del Paese, supera per 4-1 il Central Español, con tripletta di Romano. Siamo nel 1910 e l’anno dopo, quando il Nacional esce temporaneamente dalla federazione per dissidi interni, passa al Central Railway, col quale vince per la prima volta il campionato. Nel 1913 la svolta, quando accetta l’offerta del Boca Juniors. In quegli anni pionieristici un trasferimento in un altro Paese è già di per sé un evento, ma ancora di più quando avviene tra due nazioni fieramente avversarie come sono Uruguay e Argentina. I tifosi del Boca, inizialmente scettici, imparano subito ad amare questo calciatore universale, capace di ricoprire ogni ruolo, compreso quello di portiere, visto che in una occasione viene chiamato a rimpiazzare l’estremo difensore titolare e termina la gara imbattuto. Talmente amato da difendere anche i colori della Selección, in alcune amichevoli.
Dopo due stagioni negli Xeneises, però, decide di rientrare in patria nell’amato Nacional, iniziando un ciclo di vittorie che in dieci anni porteranno i Tricolores per otto volte al titolo nazionale. Nello stesso periodo, poi, cresce anche la sua leggenda internazionale, grazie ai successi dell’Uruguay, la più forte nazionale del continente e non solo. Nel 1916 la Celeste prende parte alla prima edizione della Copa América, beffando proprio l’Argentina padrona di casa. Romano è in campo in due delle tre partite, ma non segna. Si rifarà l’anno dopo, quando gli uruguayani concedono il bis e per lui c’è pure il titolo di capocannoniere con quattro gol in tre presenze, bissato poi nel 1920.
Gli anni Venti sono quelli d’oro. Oltre a continuare a vincere in patria col Nacional e in Sudamerica con la Celeste (altre tre Copa América che ne fanno il primatista irraggiungibile di vittorie), sorvola l’Atlantico e conquista anche l’Europa, sia in tournée col Bolso che alle Olimpiadi parigine del 1924, nelle quali va a segno tre volte, al primo turno con la Yugoslavia, ai quarti con la Francia padrona di casa e nella finalissima contro la Svizzera. Ha ormai oltre 30 anni ed è la chioccia di una formazione che dominerà il resto del decennio, fino al primo titolo mondiale del 1930. Le nuove stelle hanno i nomi di Pedro Petrone ed Héctor Scarone, ma pur lasciando la nazionale dopo l’ultima vittoria continentale, nel 1926, Romano giocherà proprio fino al 1930, alla vigilia della Coppa del Mondo, unico titolo assente in un palmares da record.
Morirà quasi ottantenne nel 1972, dopo essere rimasto nel mondo del calcio come dirigente dell’amato Nacional, del quale sarà anche nominato membro onorario.
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