Dal 2004 al 2007, la Copa parla brasiliano
© foto di Federico De Luca Si chiude la nostra rassegna sulle edizioni passate della Copa América. Le ultime due vedono il Brasile in trionfo, entrambe le volte con l'Argentina battuta in finale. Sarà giunto il momento della rivincita per Messi e compagni?
Non cambia la formula, ma cambia la periodicità. Dopo il 2001 passano tre anni per il ritorno in scena della Copa América. Ad ospitarla è, per la sesta volta, il Perù, che tiene fede al suo ruolo passando il primo turno alle spalle della Colombia. Negli altri gironi il Brasile fatica, perdendo e lasciando il primato all’ambizioso Paraguay, nonostante due attaccanti in grande forma come Adriano e Luís Fabiano. Delude ancor di più il Cile, che chiude a zero punti lasciando il terzo posto al Costa Rica. Il raggruppamento più equilibrato viene invece vinto dal Messico, che batte e scavalca l’Argentina nello scontro diretto, mentre l’Albiceleste a sua volta sconfigge l’Uruguay, relegandolo al terzo posto, davanti all’Ecuador. I quarti di finale premiano tutti le favorite istituzionali. Il Perù non riesce a dare un’altra gioia ai propri tifosi, cedendo all’Argentina per la rete di Tévez. La Colombia campione in carica spedisce a casa il Costa Rica, chiudendo la questione già col doppio vantaggio nel primo tempo. Il Brasile fa un sol boccone del Messico, trascinato da un Adriano ormai lanciato verso il titolo di capocannoniere, mentre l’Uruguay ha un moto d’orgoglio, rimontando la rete iniziale di Gamarra grazie alla doppietta dell’ex cagliaritano Darío Silva e spegnendo i sogni di gloria paraguayani.
La prima semifinale conferma la crescita di condizione dell’Argentina, che rifila tre reti alla Colombia e vede crescere le sue possibilità di successo finale. Anche perché il Brasile, come sempre, soffre contro l’Uruguay, ringraziando ancora una volta Adriano, che pareggia ad inizio ripresa l’unico gol in nazionale di Marcelo Sosa, centrocampista poi passato senza molta fortuna dall’Atlético Madrid. Si va ai rigori ed è decisivo l’errore di Vicente Sánchez, esterno passato anche dallo Schalke 04. Argentina e Brasile in finale, dunque, come non era mai successo, e la gara mantiene le promesse. Al ventesimo Lucho González si procura un rigore che l’interista Kily González trasforma, spiazzando Júlio César. Il futuro portiere nerazzurro salva i suoi in un paio di occasioni, nel corso di un primo tempo dominato dall’Albiceleste e che però si chiude in parità, perché alla prima occasione il Brasile pareggia. Punizione di Alex e colpo di testa del centrale difensivo Luisão, che l’anno dopo vincerà il titolo portoghese col Benfica, sotto la guida di Trapattoni. L’Argentina continua a premere nella ripresa, sfiora il nuovo vantaggio con Tévez e lo trova quando mancano solo tre minuti al termine, grazie a César Delgado, che corregge in rete una sponda di Sorín. Sembra finita, ma quando anche il terzo e ultimo minuto sta per finire, Adriano decide di voler essere il padrone del torneo fino in fondo. Il bomber interista controlla un pallone buttato in mezzo da Diego e fredda Abbondanzieri con un sinistro chirurgico. Scoppia una rissa al triplice fischio ed è con gli animi infuocati che si va ai calci di rigore. A questo punto l’Argentina è meno fredda e gli errori di D’Alessandro ed Heinze risultano fatali, perché i verdeoro non sbagliano nulla e portano a casa la loro settima Copa.
Nel 2007 tocca finalmente alla cenerentola del continente organizzare il torneo. Il Venezuela arriva all’appuntamento carico a molla, tanto da riuscire finalmente a superare il primo turno vincendo il proprio girone davanti a Perù, Uruguay e Bolivia. Più tradizionale l’esito degli altri due raggruppamenti, vinti dal Messico, sul Brasile sconfitto 2-0 nello scontro diretto, e dall’Argentina, che chiude a punteggio pieno davanti al Paraguay, trascinata da un Riquelme in formato gigante. Il fantasista, appena tornato al Boca Juniors dopo l’esperienza europea, si conferma in un grande momento anche ai quarti, con la doppietta che apre e chiude il poker rifilato al Perù. Gli argentini non sono gli unici a vincere agevolmente, visto che tutte le quattro gare finiscono con punteggi larghi, a favore delle squadre più titolate. Fa poker anche l’Uruguay, con doppietta di Forlán, stroncando le velleità venezuelane, mentre Brasile e Messico vincono con punteggi tennistici contro Cile e Paraguay.
Ancora una volta le semifinali premiano le due big storiche del Sudamerica e come tre anni prima è l’Argentina ad uscirne meglio, dopo il netto 3-0 al Messico. Si ripete il canovaccio dell’edizione precedente anche tra Brasile e Uruguay. La Celeste non cede di un millimetro, pareggiando prima con Forlán e poi con “El Loco” Abreu le reti di Maicon e Julio Baptista, ma deve capitolare ai calci di rigore per colpa dell’errore decisivo di Lugano alla settima serie di tiri. A vedere lo svolgimento del torneo l’Argentina sembra lanciatissima verso la rivincita della beffa di Lima, ma la finale di Maracaibo si trasforma presto in un incubo, per la Selección. Passano solo cinque minuti e Julio Baptista fredda Abbondanzieri con un destro a giro che si infila all’incrocio dei pali. Non c’è reazione, e nel finale di primo tempo arriva anzi il raddoppio, con una sfortunata autorete di Ayala che, nel tentativo di anticipare Vagner Love, spedisce nella sua porta un cross basso di Daniel Alves. Sono gli stessi giocatori anche i protagonisti del tris che chiude i conti, quando mancano venti minuti al termine. Stavolta è Vagner Love, dopo un veloce contropiede, a servire ottimamente Daniel Alves per il destro che non da scampo al portiere argentino. Il Brasile resta dunque sulla vetta del Sudamerica, conquistando la quarta Copa nelle ultime cinque edizioni, un bottino che permette di avvicinare la stessa Argentina e l’Uruguay, che guidano la classifica dell’albo d’oro.
E ora, dopo quattro anni, il Brasile proverà a fare tris, un’impresa riuscita soltanto all’Argentina, tra il 1945 e il 1947. Per farlo,però, dovrà sfatare un tabù, perché in otto edizioni disputate tra Buenos Aires e dintorni i padroni di casa si sono imposti sei volte, lasciando all’Uruguay le altre due, la prima e l’ultima nel 1916 e nel 1987, per la precisione.
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