Dal 1916 al 1929, gli anni pre-mondiali
© foto di Daniele Buffa/Image Sport A poco più di una settimana dal calcio d'inizio ripercorriamo la storia della Copa América. La prima puntata riguarda i primi decenni del secolo, con personaggi quasi mitologici come Arthur Friedenreich e Héctor Scarone.
Per l’egocentrismo europeo è un dato difficile da digerire, ma quando ancora nel Vecchio Continente si poteva solo sognare un torneo per nazioni, nel tanto bistrattato Sudamerica era una realtà già da decenni. Se si esclude il britannico Home Championship, comunque abolito nel 1984, la Copa América è la più antica manifestazione per squadre nazionali. La sua data di nascita ufficiale è il 1916, anche se già nel 1910, in Argentina, andò in scena un antipasto in occasione del centenario della Rivoluzione di Maggio, con protagonisti i padroni di casa, l’Uruguay e il Cile.
Sempre l’Argentina, sfruttando il centenario della sua indipendenza, sei anni dopo organizzò la prima edizione del Campeonato Sudamericano de Selecciones. Il nome, che muterà nell’attuale solo nel 1975, è azzeccato, visto che si tratta di un vero e proprio campionato, con girone all’italiana, che premia la prima classificata al termine di gare giocate nel Paese organizzatore. La prima gara nella storia del torneo fu vinta dall’Uruguay per 4-0 sul Cile, con doppiette dei due giocatori più rappresentativi, José Piendibene e Isabelino Gradín. La Celeste fece poi suo il titolo resistendo sullo 0-0 nella sfida decisiva contro i padroni di casa, sfida rinviata di un giorno perché lo stadio scelto non era sufficiente a contenere il pubblico arrivato in massa. Nell’autunno del 1917 l’Uruguay concesse il bis sui propri campi, sopravanzando ancora una volta gli odiati vicini grazie al gol di Héctor Scarone, poi in Italia con Inter e Palermo, nella sfida decisiva.
Nel 1919 toccò al Brasile sia l’organizzazione che la vittoria. Per la prima volta fu necessario lo spareggio, perché i verdeoro e l’Uruguay terminarono a pari punti. Spareggio entrato nella storia come la più lunga gara ufficiale della storia. Al termine dei novanta minuti, e poi dei due supplementari, infatti, il punteggio era ancora a reti bianche. Si decise per altri due extra-time che portarono a 150 il totale di minuti giocati. Per fortuna, al secondo minuto del primo dei due mini tempi, Arthur Friedenreich, il primo Rey del calcio brasiliano, riuscì a spezzare l’equilibrio dando il titolo ai suoi.
Dopo l’edizione senza storia del 1920, disputata in Cile e dominata dall’Uruguay, l’anno dopo arriva finalmente il momento dell’Argentina. L’Albiceleste stavolta non si lascia sfuggire l’opportunità e chiude con tre comode vittorie contro Uruguay, Brasile e Paraguay, all’esordio al posto del Cile. Il trascinatore è Julio Libonatti, che poi arriverà in Italia e giocherà pure con la maglia azzurra.
Quella del 1922 è la prima edizione a cinque squadre, un’edizione molto polemica. Nella sfida contro l’Argentina, che avrebbe potuto dar loro il titolo, i giocatori paraguayani escono dal campo per protesta, dopo il raddoppio albiceleste con un rigore dubbio, mentre l’Uruguay, arrivato a pari punti con le prime due, si ritira non disputando il previsto mini girone di spareggio. A giocarsi la vittoria restano dunque Brasile e Paraguay, ma la superiorità tecnica dei padroni di casa è netta. Il 3-0 finale dà loro il secondo alloro e corona al meglio le celebrazioni per il centenario dell’indipendenza dal Portogallo.
Il resto del decennio vede il netto predominio del calcio platense, con tre titoli a testa per Argentina e Uruguay. La Celeste fa sue le edizioni del 1923, del 1924 e del 1926, anno dell’esordio della Bolivia, confermando il proprio dominio anche alle Olimpiadi. Protagonisti di quelle vittorie sono il bomber Pedro Petrone, poi in Italia con la Fiorentina, e il difensore José Nasazzi, leader indiscusso della squadra. L’Argentina replica nel 1925, però con l’Uruguay assente, nel 1927 e nel 1929. Quella del 1927 è l’edizione d’esordio per il Perù, che la ospita. L’Albiceleste si impone stavolta senza discussione, nonostante l’assenza del Brasile. Il 3-2 sull’Uruguay nella sfida decisiva è però la prova della sua superiorità. Quella del 1929, infine, è un’edizione che si colloca tra le Olimpiadi del 1928 e la prima Coppa del Mondo, del 1930, entrambe vinte dall’Uruguay proprio sull’Argentina. All’Albiceleste, per salvare l’onore, non resta che la Copa América, giocata in casa e vinta senza problemi, col 2-0 finale agli acerrimi rivali.
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