Ridate Sanchez al Cile. Brasile costretto a vincere, l'Ecuador ha già silurato Rueda© foto di Andrea Colacione La scorsa notte devo ammettere che non mi sono divertito affatto ma sono consapevole che non tutte le ciambelle riescono con il buco. A deludermi è stata soprattutto Cile-Perù perché Uruguay-Messico è andata esattamente come mi aspettavo: in tutti i sensi. Ovviamente se il migliore in campo (oltre ad Alexis Sanchez, entrato solo al 58’) è stato William Chiroque, semisconosciuto attaccante, classe ’80 del Juan Aurich vorrà pur dire qualcosa. Vuol dire esattamente che sia Borghi che Markariàn hanno risparmiato i loro migliori elementi per i quarti di finale. Da una parte mancavano il portiere Bravo,Contreras, Medel, Isla, Vidal e Mati Fernandez, oltre a Sanchez e Valdivia entrati solo nel corso della ripresa mentre dall’altra sono stati tenuti a riposo il portiere Fernàndez, Vilchez (staffetta con Acasiete), Alberto Rodriguez, Cruzado, Yotùn, Advincula e soprattutto il duo delle meraviglie formato da Juan Manuel Vargas e Paolo Guerrero. Con queste premesse è sin troppo chiaro che il “Clasìco del Pacifico” abbia deluso le attese. Nel primo tempo ha fatto qualcosa in più il Perù che si è divorato un gol fatto con il centrocampista Ballon che ha poi concesso il bis nella ripresa. Il merito è stato soprattutto dell’attaccante Chiroque che è stato una costante spina nel fianco per la difesa della roja. Il Cile ha iniziato a prendere il sopravvento soltanto quando Borghi ha inserito Valdivia e soprattutto Sanchez al posto di Fierro e Paredes. L’ex stella dell’Udinese che era a rischio squalifica in quanto diffidato è entrato subito in partita e sulle ali dell’entusiasmo per il suo passaggio al Barcellona ha iniziato a puntare costantemente tutta la difesa con la banda roja che aveva perso Giancarlo Carmona, espulso insieme al cileno Beausejour per una “tonteria”. A cambiare il match e a ridare brillantezza ai cileni sono stati proprio i due fuoriclasse entrati dalla panchina, anche perché il cesenate Jimenez è stato inesistente e si è per giunta divorato di testa un goal con la porta spalancata. Humberto “El Chupete” Suazo ancora una volta non si è rivelato una buona “rèferencia” come terminale offensivo dei cileni ed a decidere il match ci ha pensato l’attaccante peruviano Carrillo che nel tentativo di anticipare Estrada ha spedito al 91’ il pallone nella propria porta. Cile e Perù hanno disputato un match “caliente” ma tutt’altro che spettacolare. La squadra di Borghi ora attende nei quarti domenica a San Juan la seconda del gruppo B, mentre quella di Markariàn dovrebbe passare come prima o seconda miglior terza classificata. “El Bichi” Borghi ha già lanciato il guanto di sfida, affermando che non gli pesa affatto essere tra i favoriti e che proverà a vincere la “Copa”, mentre il tecnico peruviano a mio avviso deve essere già felice dei notevoli miglioramenti che è riuscito a far compiere alla sua squadra in così poco tempo e probabilmente si godrà la “Copa” ancora per qualche giorno. Nell’altro match della nottata invece l’Uruguay ha liquidato come previsto il Messico con poca fatica e con il minimo scarto. La formazione di Tabarez mi sembra in forte calo sia per quel che concerne il gioco e sia nella condizione atletica e francamente come scritto alla vigilia me lo aspettavo. Ho l’impressione che i “charrùa” siano una squadra ancora appagata dai successi del mondiale dello scorso anno ed inoltre nella loro rosa c’è qualche giocatore (Forlàn su tutti) che inizia a sentire il peso della fatica e che va con il motore troppo lento. La Celeste sin qui è andata avanti con l’esperienza e con le giocate piuttosto sporadiche di qualche singolo elemento sopra la media. Contro un Messico tanto lento quanto inguardabile, l’Uruguay ha risolto la gara al 14’ con una punizione di Forlàn non trattenuta dal portiere Michel e sulla cui ribattuta ha messo in rete Alvaro Pereira. Poi dopo un palo dello stesso Forlàn, il match si è spento lentamente come una candela. Ora l’Uruguay che è arrivato secondo nel girone affronterà nei quarti i grandi rivali di sempre, e cioè l’Argentina nel “Clasìco Platense”. Una gara che dovrebbe suscitare nuovi stimoli ai giocatori uruguagi, anche se a mio avviso l’Albiceleste è nettamente favorita. Se Batista non combinerà altri disastri nel modulo o nella scelta dei giocatori, secondo me andranno avanti i padroni di casa anche se non bisogna mai dare per morto l’Uruguay, una squadra che quando serve tira sempre fuori grande carattere. Stanotte si chiuderà la fase a gironi con il Gruppo B, il più incerto, dove può accadere davvero di tutto. Il Brasile che purtroppo ha perso Sandro non può e non deve sbagliare nulla contro l’Ecuador che inizia da ultimo del girone ma che vincendo si qualificherebbe, mentre il Venezuela capolista se la vedrà con il sempre ostico Paraguay, squadra molto chiusa e rognosa ma che sa farti male quando meno te lo aspetti. I ragazzi di Fariàs che sin qui hanno stupito in positivo hanno l’occasione di passare alla storia e quindi daranno ancora una volta il massimo per dimostrare al mondo che il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno. Ma il peso della responsabilità in questo girone è tutto nelle mani del Brasile. Lùcio, capitano con Mano dopo che lo era stato con Dunga ha richiamato tutti all’ordine, affermando che gli interessi individuali devono essere messi da parte per il bene della Seleçào. Il cittì verdeoro ha condotto una buona parte dell’allenamento a porte chiuse e quindi non c’è ancora la formazione ufficiale; tuttavia probabilmente vedremo più di una novità. Maicon dovrebbe giocare al posto di Dani Alves, disastroso contro il Paraguay e dovrebbe rientrare in squadra anche Robinho, al posto di Jadson, mentre Fred potrebbe iniziare ancora dalla panchina. Se così fosse, sarebbe un errore a mio avviso molto grave, anche se è vero che l’Ecuador, oggi obbligato a vincere potrebbe lasciare alcuni spazi in campo aperto dove Neymar e Pato potrebbero essere micidiali. Sul fronte ecuadoregno invece Luis Chiriboga, il Presidente della Federazione calcistica è stato sibillino: “La nostra nazionale gioca senza anima, senza vita e senza ideali”. Il che significa che in qualunque modo andrà a finire il commissario tecnico Reinaldo Rueda è già stato silurato. Altre notizie - Editoriale
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