Lo stratega contro l'attacco dei sogni© foto di Andrea Colacione Perù ed Uruguay giocheranno stanotte la prima semifinale di Coppa America, in un uno scenario che neanche il più folle dei veggenti avrebbe potuto prevedere alla vigilia. Imbattersi in pronostici è decisamente sconsigliabile, per quanto ci ha proposto la “Copa” finora e per molteplici altri motivi. Perù ed Uruguay pensano calcio in modo differente, ma entrambe si sono conquistate rispetto e stima per quanto mostrato finora e cosa da non sottovalutare si conoscono fin troppo bene, essendosi affrontate nella gara inaugurale, terminata con il punteggio di 1-1. Il Perù per giunta è allenato proprio da un uruguaiano, quel Sergio Markariàn che ha mostrato a tutti perché lo chiamano il mago. In questo torneo ha dovuto rinunciare a quattro titolari indiscussi ma si è rimboccato le maniche ed ha ridato una dignità ed un’anima ad una compagine che si era spenta come un cerino già molti anni addietro. Ha ristabilito disciplina ed ordine tattico, concetti che mancavano da tempo immemore ed un passo alla volta sta scavalcando tutti gli scalini. “L’Uruguay -ha dichiarato Markariàn alla vigilia – è molto forte, è una grande del Sudamerica ed è guidato molto bene dalla panchina”. Poi ha proseguito nel suo discorso usando toni umili. “Noi non abbiamo ancora vinto nulla ma il successo contro la Colombia ci ha unito ancor di più e ci dà molta forza. Qualunque cosa accada giocheremo comunque una finale”. Il “mago” non vuole caricare di troppa pressione i propri giocatori ma conoscendolo bene sono certo che curerà ogni singolo dettaglio in modo maniacale. Sa benissimo che ora tutti i peruviani sognano il clamoroso tris, dopo i trionfi del lontano 1939 e del 1975, quando il fenomenale Téofilo Cubillas guidava una generazione d’oro. Juan Manuel Vargas che è in forma smagliante così come il bomber Paolo Guerrero proveranno a regalare un sogno a tutta una nazione che spera inutilmente ormai da tempo immemore. Concentrazione, ordine e tempi di gioco giusti credo che saranno i concetti basilari che inculcherà ancora una volta il cittì ai propri giocatori. Se il Perù scenderà in campo con la formazione tipo, non sarà così per l’Uruguay che deve rinunciare ad un titolare per reparto. Mancheranno infatti gli infortunati Maurìcio Victorino in difesa (al suo posto l’ottimo Coates) ed Edinson Cavani in attacco che non hanno recuperato, oltre allo squalificato Diego Perez a centrocampo che verrà rimpiazzato con il napoletano Walter Gargano. L’Uruguay che ha dovuto interrompere in anticipo la rifinitura alla Villa Olìmpica, fortino del Velez, a causa di una pioggia torrenziale, dunque confermerà il 4-4-2. Tabarez che ha dichiarato che con lo scorrere degli anni ha imparato a controllare le emozioni ha ammonito i suoi, avvertendoli che con il Perù sarà molto dura. Ma poi ha aggiunto: “Abbiamo un appuntamento con noi stessi e con la nostra gente; stiamo migliorando fisicamente ma ogni gara ha una storia diversa e può accadere di tutto”. Gli fa eco Luìs Suarez, decisivo contro l’Argentina con la sua furbizia. “Il Perù sarà un avversario molto ostico – ha dichiarato l’attaccante del Liverpool – ma noi ci sentiamo all’altezza di conquistare la finale, anche se non dobbiamo snobbare nessuno; dovremo essere molto concentrati come contro l’Argentina se vorremo passare il turno perché il Perù gioca un buon calcio ed ha un grande allenatore”. L’ambiente della “Celeste” è molto carico e Forlàn ancora a secco di reti nel torneo ha dichiarato in modo perentorio: “Se vinceremo il torneo ed io non segnerò nessun goal sarò il più felice di tutti”. Può accadere di tutto come sempre in questa “Copa” ma sia nella semifinale di stanotte che in quella di domani mi aspetto molta battaglia e molto poco spettacolo. Entrambi sono match per gringos, ovvero per guerrieri o se preferite per uomini veri! Altre notizie - Editoriale
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