Ganso dorme, il Brasile stecca. Sanchez-Vidal, il mercato in campo© foto di Andrea Colacione Per il Brasile, in ambito calcistico non è più tempo di carnevale. Gli anni di Falcào, Socrates, Toninho Cerezo e Zico, ovvero del quadrilatero magico sono belli che andati. Con loro in campo Brasile-Venezuela terminava puntualmente quattro o cinque a zero; con Ganso, Pato, Neymar e Robinho invece non si è andati oltre il pareggio a reti bianche. La partenza sprint aveva illuso tutti, me compreso, anche se ieri avevo scritto che contro la nazionale vinotinta sarebbe stata dura, molto più dura del previsto. Credo di conoscere molto bene i pregi (sin qui pochi) ed i difetti (ancora troppi) della nuova Seleçào di Mano Menezes che ha buoni propositi ma che non riesce a metterli in pratica. A mio parere a questo Brasile manca maledettamente un centravanti di peso e difatti in sede di presentazione avevo rimarcato l'ingiustificata assenza di Leandro Damiào, uno che fa reparto da solo e che soprattutto fa gol in quantità industriale, anche se Alexandre Pato impiegato da prima punta se l'è cavata egregiamente al contrario di tutte le altre stelle che gli giravano intorno. Tra lui, Neymar e Robinho, uno è di troppo, almeno in talune circostanze. E' molto bello vederli duettare con rapide triangolazioni ma alla fine è tutto inutile se non si è concreti, cattivi e cinici sottoporta. La Seleçào nel primo tempo ha giocato piuttosto bene, colpendo una traversa con Pato ma il presunto trio delle meraviglie ha sprecato alcune preziose occasioni che avrebbero modificato tutto lo scenario proprio a causa della mancanza della giusta determinazione. Bastava segnare un solo gol (la mia sensazione della vigilia era quella di uno striminzito 1-0) ed il più sarebbe stato fatto perché la difesa è di ferro e avrebbe probabilmente retto qualsiasi tipo di urto. Nel secondo tempo poi le cose sono notevolmente peggiorate perché è cresciuta l'ansia e qualcuno è calato alla distanza ed a poco sono serviti gli ingressi tardivi di Fred e del nuovo fenomeno Lucas Rodrigues Moura da Silva che il Sào Paulo ha blindato con una clausola rescissoria di ottanta milioni di euro. L'idea del 4-2-3-1 che diventa 4-3-3 con gli inserimenti dei due esterni offensivi in fase d'attacco è quella giusta nonché quella che si addice meglio a questo Brasile ma il problema è un altro e cioè che mancano le alternative tattiche. Mi spiego meglio. Le "tabelinhas", ovvero le triangolazioni strette e veloci vanno benissimo, a patto però che non diventino un'ossessione e che siano alternate ad altri sistemi di gioco come ad esempio i cross per la testa di un centravanti (in questo caso non può essere Pato) e ai tiri dalla distanza che il Brasile non ha mai effettuato. Poi c'è da rimarcare la prestazione di Paulo Henrique Ganso che alla vigilia aveva rassicurato tutti e che invece è stato il peggiore in campo, da quattro in pagella. L'elemento designato a disegnare calcio in zona centrale è risultato essere, giocando con il suo soprannome, un'anatra fuori dal lago, ovvero un calciatore completamente abulico e avulso dal resto della squadra. Eppure nella finale di ritorno della Libertadores contro il Penarol che ha consegnato "copa" e gloria al Santos aveva spedito al mondo e al Milan segnali incoraggianti. Il calciatore lo conosco bene ed è fin troppo ovvio che non può essere quello visto all'opera contro il Venezuela ma "bucare" lo spartito una seconda volta potrebbe essere pericoloso per lui (in sede di calcio mercato) e per lo stesso Brasile. Le uniche note positive di questa Seleçào sono venute dalla difesa (ma ormai tutti sanno che è un muro praticamente invalicabile) e da Lucas Leiva che pur non avendo piedi eccelsi è emerso nel grigiore generale, rendendosi utile con tanto spirito di sacrificio e recuperando molti palloni. Il Venezuela come vi avevo anticipato è cresciuto molto ed ha proposto giocatori interessanti, segno del cambiamento dei tempi: su tutti ieri è emerso Tomàs Rincòn, classe '88 dell'Amburgo, autore di una prestazione maiuscola in mezzo al campo con tanta corsa e buone tessiture. Ma anche i suoi colleghi di reparto e cioè César Gonzalez, Franklin Lucena e l'esperto Juan Arango hanno fatto bene, mentre la stellina del Malaga, José Salomòn Rondòn pur avendo grandi numeri non è emersa più di tanto, sacrificato dall'esigenza di far risultato, nonostante nell'ultima parte del match la vinotinta abbia persino preso un po' di coraggio provando a fare il colpaccio con qualche rapido contropiede. Mano Menezes dovrà rivedere molte cose e soprattutto dovrà strigliare a dovere qualche suo "menino", pena eccellenti esclusioni dall'undici titolare ma almeno la dea bendata gli è venuta incontro. Paraguay ed Ecuador hanno ripetuto il medesimo risultato "deixando tudo igual" nel gruppo B. Partita scialba e noiosa come mi aspettavo (compreso lo 0-0!) quella tra la nazionale "albirroja" e la "tricolor", disputata con ritmi molto compassati e senza alcuna voglia di rischiare e di affondare i colpi. Personalmente mi è dispiaciuto per la prestazione un po' incerta del terzino paraguaiano Ivàn Piris, classe '89, del Cerro Porteno che è un talento puro e che ha disputato un'ottima Libertadores. Nella squadra guidata dal colombiano Reinaldo Rueda invece a parte i nomi più noti speravo di vedere all'opera per più tempo Mario David Quiroz, "El Cholito", centrocampista dell'Emelec che a mio avviso è un giocatore decisamente completo. I migliori della "tricolor" alla fine sono stati il 39enne portiere argentino ma naturalizzato, Marcelo Elizaga e l'altro argentino naturalizzato, ovvero Norberto Carlos Araujo, nativo di Rosario che è un classe '78 e che ha guidato molto bene la difesa. Più in generale sin qui la Coppa America ha deluso e non poco; la media-gol complessiva non arriva ad una rete per gara; partite piuttosto noiose e squadre che non rischiano quasi mai. Mi sembra di rivivere il film della prima fase del mondiale sudafricano, quando per usare un termine "bettistico" le gare terminavano quasi sempre under. Stanotte aprirà le danze, si fa per dire l'Uruguay del tridente magico Forlàn-Sùarez-Cavani contro il Perù di Markariàn ma non illudetevi: non credo affatto che ci sarà spettacolo, anzi mi immagino una gara sulla falsariga di quelle già andate in scena. Mi aspetto qualcosa in più da Cile-Messico, in quanto nella "roja" ci sono ottimi elementi da seguire ed un modulo tattico più spregiudicato, anche se ben organizzato. Vedremo all'opera due dei principali uomini mercato di tutta l'estate e cioè Alexis Sanchez in primis che sta per approdare al Barcellona ed Arturo Vidal, classe '87 del Bayer Leverkusen, conteso da Napoli e Bayern Monaco con la Juventus alla finestra. Chi se lo aggiudicherà farà un grande affare in quanto può giocare in più ruoli e sa abbinare alla perfezione freschezza e qualità tecniche ad un'innata intelligenza tattica, già mostrata ai tempi del Colo Colo delle meraviglie. E, a proposito di meraviglie, mi aspetto molto in questa "Copa" dal "Nino Maravilla" Alexis Sanchez, calciatore in grado di rompere qualsiasi escamotage tattico con la sua classe e con la sua rapidità ma vi consiglio di gettare un occhio anche su Gary Medel, Rodrigo Millar, sul portierino Bravo, su Felipe Gutierrèz e Francisco Silva della Catolica, anche se credo che questi ultimi due verranno impiegati molto poco. Oltre a loro aspetto una risposta personale da "Mati" Fernandez, sul cui conto qualche stagione fa mi ero espresso in modo molto lusinghiero, salvo poi rimanere piuttosto deluso per qualche limite caratteriale e per qualche tatticismo esagerato di alcuni tecnici che anziché stimolarlo lo hanno frenato. Non vi parlo di Mauricio Isla che scoprii prima che lo prendesse l'Udinese nel sudamericano under 20 perché ormai si conosce a memoria visto che sta facendo benissimo da tempo nella nostra serie A. Il Cile dovrebbe partire subito bene, visto che il Messico è una squadra sperimentale e che per giunta ha dovuto rinunciare ad un'ulteriore serie di giocatori per qualche lucciola di troppo. Appuntamento a domani, sperando che prima o poi qualcuno rompa il ghiaccio e ci regali un po' di spettacolo. Altrimenti farò come ieri, cercando rifugio tra le braccia di Marta (sempre più strepitosa nel 3-0 alla Norvegia con la Seleçào femminile) oppure nell'under 17 che sta incantando in Messico nel mondiale di categoria dove la scorsa notte ha eliminato ai quarti, seppur con qualche sofferenza finale la rivelazione Giappone. Ed a tal proposito vi voglio già segnalare i nomi di Ademilson (bomber che appartiene al Sào Paulo), di Leo (Cruzeiro) e soprattutto di Adryan, stella del mio Flamengo che ha il dna del fuoriclasse. Altre notizie - Editoriale
Altre notizie
|
|
URUGUAY CAMPIONE, IL CONTINENTE SI INCHINA AI PIEDI DI SUAREZ E FORLAN
L’Uruguay è tornato ad essere con pieno merito “El rey del continente” grazie ad uno staff tecnico e a dei calciatori che hanno restituito alla nazione il cosiddetto “orgullo celeste”. Il trionfo in...
ALBERTI A TCA: "VINCE IL BRASILE. MESSI FUORI DAGLI SCHEMI, PASTORE GIOCHERÀ POCO"
"Il Brasile vincerà la Coppa America". Apoftegma firmato José Alberti, esperto di calcio sudamericano, ai microfoni di TuttoCoppaAmerica.com. "Qualsiasi giocatore della Seleçao - spiega Alberti - puiò rompere gli equilibri....
TOP SUAREZ, NESSUN FLOP. URUGUAY-PARAGUAY, LE PAGELLE DELLA CELESTE
Muslera 6,5: Nel primo tempo non è mai chiamato in causa. Nella ripresa compie un miracolo su Valdez.
M. Pereira 6 : Meno devastante del solito sulla fascia.
Lugano 7: Sempre puntuale nelle chiusure. Quando va a...
|