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Gago trasforma l'Argentina, Messi e Aguero incantano. Stanotte è spettacolo con Cile-Perù

Gago trasforma l'Argentina, Messi e Aguero incantano. Stanotte è spettacolo con Cile-Perù

© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport
 di  Andrea Colacione   vedi letture

L’Argentina finalmente ritrova il ritmo del suo tango, riacciuffa la “Copa” all’ultimo respiro e la “Copa” ritrova una protagonista che non poteva permettersi di perdere. Una semplice partita di calcio che poteva trasformarsi in psico-dramma, alla fine si è rivelata una festa, grazie al provvisorio lieto fine per un intera nazione. Il pubblico di Cordoba è stato fantastico ed ha sostenuto l’albiceleste sia prima che durante il match nonostante tutti i tradimenti sin qui subiti ed alla fine è stato giustamente ripagato con la vittoria e con una prestazione maiuscola a cui non assisteva più da un passato ormai quasi remoto. L’Argentina così come avevo scritto ieri ed anche nei giorni precedenti può e deve giocare assolutamente con il 4-2-3-1: glielo impongono le caratteristiche dei giocatori che compongono la rosa ed anche il buon senso perché il 4-3-3 con tre mediani che non costruiscono gioco non ha alcun senso. Batista finalmente pare l’abbia compreso anche lui, seppur con colpevole ritardo. Ieri la Selecciòn è stata semplicemente fantastica ed avrebbe potuto tranquillamente segnare sette, otto reti.

Certo l’avversario si è dimostrato come la logica imponeva assai modesto ma il volume di gioco sviluppato ad ogni buon conto è una valida cartina di tornasole. Mi è piaciuto soprattutto l’atteggiamento; sin dai primi minuti infatti ho visto una squadra compatta, concentrata e con la voglia di spaccare il mondo, anche se ha sbagliato troppi goal per via di un ansia e di una frenesia ampiamente comprensibili. La Costarica ha provato sin dalle prime battute a mantenere un certo ordine tattico e ad effettuare passaggi corti per non farsi colpire in contropiede ma era fin troppo evidente che una volta rotto l’argine, l’Argentina avrebbe dilagato. Si capiva che l’atteggiamento era quello giusto; terzini molto alti, Gago a dettare ritmi e tempi della manovra e davanti una batteria di fantasisti pronti ad inventare o a rifornire Gonzalo Higuain che si è divorato una serie impressionanti di palle goal.

Ma è proprio su Fernando Gago che mi voglio soffermare. Per me è stato il giocatore decisivo in questo match insieme a Messi e al “Kun” Aguero che è stato la “figura del partido”. Il volante del Real Madrid si è mangiato la “cancha” (il campo) ed è stato sempre molto partecipativo, prendendosi in mano la responsabilità di impostare il gioco come deve fare un vero leader; quasi tutti i palloni passavano dai suoi piedi e le sue giocate sono state sempre lucide. Rispetto a Banega (pessimo soprattutto contro la Bolivia) oltre che molto più attivo è stato anche molto più rapido nella circolazione della palla e non è stato un caso che il tap-in vincente di Aguero che ha sbloccato il risultato nell’ultima azione del primo tempo sia avvenuto dopo un suo splendido tiro al volo, non trattenuto dal portiere Moreira. Prima di allora però l’Argentina aveva prodotto occasioni in serie, mitragliando la porta avversaria, specie con “El Pipita”, assai abile nel fare i movimenti giusti e nel dare profondità all’attacco ma al tempo stesso decisamente poco freddo davanti al portiere avversario.

L’Argentina oltre a tutto ciò ha avuto qualche altra occasione con Aguero che è  entrato in partita intorno al ventesimo minuto e da lì in poi è stato dirompente ed ha colpito l’incrocio dei pali con un colpo di testa di Burdisso dopo un calcio d’angolo. “El Checho” Batista che era la maschera della tensione ha visto le streghe dopo tutte queste occasioni gettate al vento ma alla fine ha potuto esultare insieme ai suoi ragazzi per il goal terapeutico che ha consentito alla sua squadra di giocare l’intero secondo tempo senza alcun patema d’animo. Ormai si era capito che non ci sarebbe stato più match, anche perché l’Argentina ha sempre occupato bene il campo ed ha sempre giocato ad una porta sola dall’inizio alla fine. E difatti dopo l’intervallo è ripartita a mille all’ora con un Messi finalmente straripante e con Aguero incontenibile.

Ed è proprio su questo punto che desidero soffermarmi un attimo. Personalmente adoro “l’Apache” Carlitos Tevez perché  è un attaccante che ha tecnica,  velocità e cattiveria agonistica impressionanti ma mi rendo conto seppur dolorosamente che in questa squadra è un pesce fuor d’acqua. Ormai è lampante che tra Messi, Aguero e Di Maria c’è molta più intesa rispetto allo stesso Tevez e a Lavezzi: i sincronismi e gli incroci fra le punte funzionano decisamente meglio. Discorso a parte merita Higuain che è stato si imbarazzante  in zona goal ma che ripeto a mio avviso è stato utilissimo e prezioso con i suoi movimenti a creare gli spazi per chi arrivava da dietro e nel dare profondità all’attacco. E difatti Messi, finalmente sontuoso, (specie nel secondo tempo) ha potuto imbucare diverse palle nel biliardo perché finalmente ha avuto la buca giusta a disposizione, ovvero un punto di riferimento, spesso anche due, visto che anche Aguero è sempre entrato in area nei momenti giusti e con i tempi giusti. L’azione del secondo splendido gol argentino è emblematica. Messi ricama un pallone per Aguero come solo lui sa fare ed il Kun fulmina Moreira con calma, classe e freddezza. E’ solo il 52’ e l’Argentina ha ormai definitivamente allontanato tutti i fantasmi. A questo punto si poteva pensare solo allo show e show è stato fino in fondo. Dopo un rigore negato ad Higuain per una netta trattenuta in area, è ancora Higuain a sparare alto dopo l’ennesimo assist di Messi. Al terzo tentativo in appena tre minuti, la Selecciòn finalmente coglie il tris. E’ ancora Messi a ricamare per Di Maria che non ha neppure bisogno di accomodarsi  il pallone, facendo secco il povero Moreira con una bordata di prima intenzione. E’ il 63’ ed a questo punto manca solo il goal di Messi per completare la festa nel miglior modo possibile. Lo aspetta un intero paese che gli rimprovera da sempre di non essere lo stesso straordinario interprete del Barcellona, ogni qualvolta indossa la maglia della nazionale. La “Pulga” questa volta ha azzittito tutti, pur senza segnare: non bisogna essere scienziati per comprendere che non si può risolvere una gara giocando centravanti senza che ti arrivi mai un pallone. Messi la scorsa notte ha fatto il rifinitore perché un centravanti già c’era ma ha diretto l’orchestra in modo spettacolare. E l’Argentina ha stravinto, si è divertita ed ha divertito, colpendo un altro palo nel finale con il “Pocho” Lavezzi, entrato insieme a Pastore (finalmente!) e a Lucas Biglia nel finale.

La Costarica non è mai stata in partita ed ha prodotto la prima ed unica palla gol soltanto all’88’ con un colpo di testa di Cubero che ha esaltato il riflesso felino di Romero che altrimenti non avrebbe potuto prendere alcun voto nella propria pagella. Poi dopo il triplice fischio finale sono tutti corsi  ad abbracciare Lionel Messi; quando si vince e si convince torna anche l’armonia. L’Argentina la scorsa notte mi ha esaltato dopo averla criticata aspramente. Non sono così poco lucido da non rendermi conto che la Costarica, infarcita di ragazzini, era ben poca cosa; tuttavia vi assicuro che la Bolivia (difatti sbriciolata dagli stessi Ticos) era ancora peggio: eppure è andata come è andata. Quest’Argentina, con il 4-2-3-1 e con gli stessi uomini impiegati ieri sera avrebbe fatto un sol boccone della squadra di Quinteros mentre l’Argentina delle prime due uscite con il 4-3-3 e con tre mediani che non erano né carne e né pesce sono praticamente certo che non sarebbe riuscita a sconfiggere i centroamericani. Manca la riprova: ma per chi conosce il calcio e sa vedere le partite certe cose si intuiscono facilmente. Per fortuna Batista è rinsavito in tempo e mi auguro che abbia definitivamente abbandonato certi progetti deliranti.

Non voglio esagerare ma la scorsa notte a tratti ho rivisto l’Argentina di Tarantini, Passarella, Ardiles, Bertoni, Luque e Mario Kempes. Quella fantastica squadra del 1978 che mi è rimasta nel cuore e che ricordo perfettamente come fosse ieri. Anche in quel mondiale l’albiceleste si esibiva sul suolo amico. Erano i tempi del generale  Videla e della sua sanguinosa dittatura militare; dei desaparecidos e di Plaza de Mayo. Ma erano anche i tempi di Mario Alberto Kempes, capocannoniere con 6 reti di quel “Mundial”, a cui è dedicato lo stadio di Cordoba dove la scorsa notte l’Argentina ha ritrovato sé stessa e la sua meravigliosa gente. E dove forse senza saperlo ancora potrebbe aver riscritto il copione di questa pazza Coppa America. Il Costarica che è a -2 con la differenza reti tornerà a casa ma ha fatto il proprio dovere fino in fondo.

In attesa che la “Copa” riacciuffi per i capelli anche il Brasile, stanotte ci godremo fino in fondo dapprima uno splendido Cile-Perù e poi Uruguay-Messico con i “charrùa” strafavoriti che quasi certamente accompagneranno ai quarti le altre due squadre del gruppo C.  Vedremo come andrà a finire perché a questo punto tutti vogliono evitare l’Argentina. Come cambiano in fretta le cose del calcio: specie in  America Latina, dove umori ed odori si mescolano a getto continuo.


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