Cavani e Sanchez si contendono il gruppo C. Messico e lucciole© foto di Andrea Colacione Reduce dal brillantissimo e sorprendente quarto posto ottenuto a Sudafrica 2010, l’Uruguay è indicato da molti come il favorito numero uno per la vittoria finale del gruppo C, anche se a mio avviso arriverà secondo alle spalle del Cile. La squadra di Oscar Washington Tabàrez (antichi trascorsi italiani sulle panchine di Milan e Cagliari oltre che nel Boca) è rimasta pressoché identica a quella di un anno fa sia nel modulo che negli interpreti. La “Celeste” che grazie all’exploit dell’ultimo mondiale è ora settima nel ranking Fifa detiene a pari merito con l’Argentina il numero massimo di vittorie nel torneo con 14 titoli conquistati, anche se l’ultimo trionfo è datato addirittura 1995 quando gli “orientales” vinsero in casa. Il punto forte della squadra è senza ombra di dubbio l’attacco che può contare su numerose stelle che ai colpi di classe uniscono intelligenza e duttilità oltre ad’un amalgama che è fattore non da sottovalutare mai; la difesa sarà come al solito esperta e grintosa, anche se non proprio rapida nei centrali mentre il punto debole sta a centrocampo dove la qualità non è proprio eccelsa. Ma procediamo con ordine partendo dalla porta dove il titolare sarà il quasi ex laziale Fernando Muslera. Talento e carattere non gli mancano affatto, visto che ha saputo riprendersi molto bene dopo i cinque gol incassati dal Milan al suo esordio quando venne gettato allo sbaraglio ma ogni tanto incappa in qualche clamoroso errore e potrebbe essere condizionato dal mercato che lo vede sempre più lontano da Roma dopo la rottura tra il suo procuratore Fonseca ed il presidente Claudio Lotito. La difesa a quattro invece vedrà come titolari da destra a sinistra Maximiliano Pereira del Benfica, (bravo soprattutto a spingere), il leader storico indiscusso Diego Lugano (Fenerbahçe), uno tra il recuperato Diego Godìn che con l’Atletico Madrid non ha ripetuto quanto di buono fatto vedere con la maglia del Villarreal o Mauricio Victorino del Cruzeiro (nipote del centravanti Waldemar che gioco nel Cagliari ad inizio anni ottanta) e per finire Martin Càceres del Siviglia a sinistra, visto che Jorge Fucile del Porto è stato depennato dalla lista all’ultimo. A completare il pacchetto ci sono il 35enne Andrés Scotti del Colo Colo che ha giocato a lungo in Argentina ed il promettente Sebastiàn Coates del Nacional Montevideo. A centrocampo come dicevamo arrivano le note dolenti dal momento che chi compone il reparto, salvo rare eccezioni non è dotato di qualità eccelse. Il perno centrale sarà quasi certamente Diego Pérez del Bologna con ai suoi lati da una parte Egidio Arévalo Rios del Botafogo, lento e possente ma buon recuperatore di palloni e dall’altra il cursore Alvaro Pereira del Porto ex Cluij a cui potrebbe dare il cambio l’ottimo stantuffo del Porto, Cristian Rodriguez. A completare la rosa dei centrocampisti ci saranno l’ottimo Nicolàs Lodeiro dell’Ajax, classe ’89, ex stella del Nacional, di cui sentiremo parlare molto presto, il napoletano Walter Gargano, il laziale Alvaro Gonzalez e Sebastiàn Eguren dello Sporting Gijon, mentre fa un certo effetto la mancata convocazione del bolognese Gaston Ramirez, classe ’90 che è reduce da uno splendido campionato con il Bologna che gli è servito a conquistarsi la corte spietata della Roma. Infine l’attacco che come dicevamo è il punto forte di tutta la squadra. Gente come Edinson Cavani, reduce da 33 reti stagionali con il Napoli, come Luis Suarez che dopo aver incantato con l’Ajax oggi fa felici i tifosi del Liverpool e come Diego Forlan dell’Atletico Madrid non ha certo bisogno di presentazioni. Quest’ultimo, votato miglior giocatore dell’ultimo campionato del Mondo è molto importante anche tatticamente, visto che oltre a saper giocare da prima punta sa anche muoversi sugli esterni ed arretrare per rifinire l’azione. Dietro di loro ci sono l’eterno Sebastiàn “Loco” Abreu, idolo assoluto in patria ma anche dei tifosi del glorioso Botafogo e la “joya” Abel Hernàndez del Palermo mentre è stato scartato all’ultimo il pur bravo Sebastiàn Fernàndez del Malaga che avrebbe aggiunto ulteriore rapidità. L’esordio con il Perù che deve rinunciare a diversi tra i suoi migliori giocatori è piuttosto morbido ma dai quarti di finale in poi la strada potrebbe essere in salita, anche perché gli orientales danno il meglio di sé stessi quando recitano il ruolo di outsider e fanno invece fatica quando avvertono la pressione di stampa e mass media. Ed in Argentina dopo i fasti dell’ultimo mondiale accadrà tutto ciò. Dall’Uruguay al Cile delle meraviglie che Marcelo Bielsa in contrasto con il nuovo Presidente della Federazione Jorge Segovia ha lasciato in eredità al connazionale Claudio “Bichi” (insetto) Borghi. Borghi che nel paese andino aveva lasciato ottimi ricordi per quanto saputo fare sulla panchina del Colo Colo e che recentemente ha vinto il titolo argentino con l’Argentinos Juniors, la squadra che lo ha lanciato da giocatore, si è affrettato ad abbandonare la scomoda panchina del Boca dove le cose non stavano andando per il verso giusto ed ha accettato il nuovo incarico di cittì senza battere ciglio. Con il suo avvento si è passati dall’originalissimo 3-3-1-3 al 3-4-1-2 con il rigenerato Matìas “Mati” Fernandez nel ruolo di trequartista, proprio come ai vecchi tempi del Colo Colo. La squadra è molto ricca di talento e di organizzazione tattica ed ha come unico handicap il fatto di non possedere troppi chili ed un centravanti di grande livello, visto che l’unica opzione rappresentata da Humberto Suazo del Monterrey che non è più quello dei tempi del Colo Colo non basta, dato anche l’infortunio occorso al palermitano Mauricio Pinilla. Il modulo è cambiato ma il concetto di gioco non dovrebbe mutare più di tanto; infatti i principali ingredienti della “roja” saranno come al solito triangolazioni, frenesia (nel senso buono del termine!), tanto movimento senza palla e tanto spirito di sacrificio. In porta il titolare indiscusso è Claudio Bravo della Real Sociedad, bravo non solo di nome ma anche di fatto a patto che riesca ad evitare qualche distrazione che in passato gli è stata fatale. Detto che il suo vice sarà Miguel Pinto dell’Atlas messicano passiamo alla difesa che è a tre e che vede come leader indiscusso Waldo Ponce del Cruz Azul messicano: un concentrato di “garra” (grinta) e di esperienza. Alla sua destra troviamo invece il “greco” Pablo Contreras del Paok Salonicco mentre alla sua sinistra ci sarà Gonzalo Jara che invece milita nel West Bromwich Albion. L’unico altro difensore convocato è il talentuoso Marco Estrada che milita nel Montpellier. Il centrocampo è invece uno spettacolo: concreto, dinamico, duttile e molto tecnico ed è senza dubbio il punto forte della squadra, Alexis Sanchez a parte. Lo compongono il fortissimo udinese Mauricio Isla, cursore a destra , Gary Medel del Siviglia ed Arturo Vidal del Bayer Leverkusen ma ancora per poco in mezzo e come detto Mati Fernandez che avrà il compito di inventare calcio e di ispirare le punte. Vidal e Medel sono due calciatori estremamente completi e possono agire con pari disinvoltura sia in difesa che a centrocampo. Vidal è dotato di grandissima classe e di un’intelligenza tattica fuori dal comune ed è finito sul taccuino dei dirigenti del Napoli e del Bayern Monaco che gli stanno facendo una corte spietata. Lui avrebbe optato per la seconda destinazione, mentre il club delle aspirine non vorrebbe cederlo ad una diretta concorrente. Medel è invece un “pitbull” (è anche il suo soprannome) ed è finito al Siviglia dopo annate molto buone nel Boca Juniors dove è stato tra i pochi a salvarsi. A centrocampo però abbondano anche le alternative: infatti nella lista dei 23 ci sono l’ottimo incontrista Carlos Carmona dell’Atalanta, Jean Beausejour, giocatore di origine haitiane del Birmingham City che può essere impiegato sia da trequartista che da esterno sinistro, il talento del Colo Colo, Rodrigo Millar, Gonzalo Fierro del Flamengo, Jorge “El Mago” Valdivia, fantasista genio e sregolatezza del Palmeiras e per finire l’interessante Francisco Silva dell’Universidad Catolica. Infine l’attacco che vedrà come titolari Humberto “El Chupete” Suazo, frenato nel rendimento da qualche infortunio di troppo ed il “Nino Maravilla” Alexis Sanchez che Barcellona e Manchester City si stanno giustamente contendendo a suon di milioni. Anche qui però non mancano le alternative: gente come Luìs Jimenez del Cesena (può fare sia il trequartista che la seconda punta) e come i talenti locali Carlos Munoz (Santiago Wanderers), Esteban Paredes (esperto attaccante del Colo Colo) e soprattutto Felipe Gutierrez dell’Universidad Catolica che mi sentirei di consigliare a molte squadre offre ampie garanzie sul piano della qualità, solo che si tratta in prevalenza di gente rapida e brevilinea e quindi manca un ariete. Non c’è altro da aggiungere: non rimane che sedersi in poltrona e gustarsi fino in fondo lo spettacolo che la “roja” certamente è in grado di offrire grazie al talento smisurato di molti interpreti e ad un’organizzazione tattica quanto mai moderna ed intrigante. Il Messico che avrebbe potuto essere un outsider di lusso per tutto l’arco della manifestazione rischia invece di non essere neppure la terza forza del girone per una serie di motivi che spieghiamo subito. Gli aztechi, colpiti prima da scandali legati al doping ed alle scommesse clandestine dovranno fronteggiare ora un’altra tegola non proprio edificante sul piano dell’immagine pubblica e che certamente creerà ulteriori problemi in campo, visto che la squadra guidata da Luis Fernando Tena già si presentava con un organico di secondo piano dove spiccavano soprattutto le rinunce. Infatti visto il quasi contemporaneo svolgimento della “Copa de Oro” o Gold Cup che il Messico si è aggiudicato brillantemente, sconfiggendo in rimonta i padroni di casa degli Stati Uniti, rimontando in finale da 0-2 fino al 4-2, il selezionatore Tena aveva già dovuto rinunciare a quasi tutte le sue stelle come Javier “Chicharito” Hernandez in primis ma anche come al portiere Ochoa, ai difensori Juarez, “Rafa” Marquez e Salcido, ai centrocampisti Guardado, Perez e Torrado ed all’altro attaccante Rodrigo Barrera che aveva ben impressionato nel mondiale sudafricano. Nel fitto calendario di questo periodo che vede all’opera anche la nazionale femminile nel mondiale di Germania, la under 17 maschile nel mondiale organizzato in casa (vittoria per 2-0 all’esordio contro Panama) e che vedrà impegnato il Messico anche nel mondiale under 20 in Colombia, Tena ha dovuto fare i salti mortali per riuscire ad allestire una nazionale dignitosa ma come se non bastasse alcuni suoi giocatori hanno creato l’ennesimo patatrac e sono stati quindi allontanati dopo aver introdotto nelle rispettive stanze alcune escort che li hanno poi derubati, nel corso della recente amichevole in Ecuador. Gente come Nestor Vidrio dell’Atlas che sarebbe dovuto essere il fulcro della difesa, Javier Cortes, Israel Jimenez ed il gioiellino Jonathan dos Santos, stellina del Barcelona B, nonché fratello del più famoso Giovani che il Tottenham ha prestato al Racing Santander sono soltanto alcuni degli otto nomi che la Federazione ha allontanato, squalificandoli per sei mesi e multandoli di 4.170 dollari. Con queste premesse l’unico obiettivo in questa “Copa”per la “Tri” sarà quello di limitare i danni e magari di proporre qualche talento emergente su cui poter contare per il futuro e che magari vorrà rubare l’occhio a qualche osservatore europeo. Tena che è il braccio destro di José Manuel De La Torre adotterà certamente un elastico 4-2-3-1, in grado di trasformarsi all’occorrenza in un 4-4-1-1. La Tri che partecipa ininterrottamente alla Coppa America dal 1993 ha dovuto rinunciare inoltre anche all’ottimo Carlos Vela che l’Arsenal non ha liberato, appellandosi al fatto che questo torneo non è una competizione Concacaf. In porta il titolare sarà Luis Michel del Guadalajara che era il terzo a Sudafrica 2010, uno dei fuoriquota. La difesa perso Vidrio dovrebbe vedere come titolari Paul Aguilar, terzino destro di spinta dell’América di Città del Messico, i centrali Hiram Mier molto bravo con la maglia dei Rayados del Monterrey ma poco esperto a livello internazionale e Nestor Araujo del Cruz Azul con Miguel Angel Ponce dei Chivas di Guadalajara sulla sinistra. A centrocampo gli schermi davanti alla difesa dovrebbero essere Marco Fabiàn, anche lui del Guadalajara e David Cabrera dei Pumas/UNAM con la batteria dei trequartisti che dovrebbe invece essere composta da Giovanni dos Santos che avrà grandi responsabilità ma che in genere in nazionale convince molto più che nei club in cui ha militato, da Rafael Màrquez Lugo del Morelia ed infine da Edgar Pacheco dell’Atlas che partirà dalla sinistra con Oribe Peralta, del Santos Laguna, altro fuoriquota che dovrebbe essere il vertice alto dell’attacco, anche se qualche chance potrebbero averla pure Ulises Dàvila dei Chivas e Alan Pulido dei Tigres, seconda squadra di Monterrey. Il Messico che ha un campionato con un buon livello tecnico e risorse economiche che in genere attraggono alcuni ottimi giocatori sudamericani questa volta dovrebbe essere poco più di una comparsa. Poco male, a parte i danni d’immagine per i recenti accadimenti perché tutto ciò che verrà sarà un qualcosa in più: il vero obiettivo era quello di vincere la Copa de Oro, kermesse del proprio continente, in cui come detto la “Tri” ha trionfato in modo convincente ed entusiasmante. L’ultima squadra del girone che passiamo in rassegna è il Perù che ha vissuto anch’esso varie vicissitudini e che si presenterà alla “Copa” abbastanza falcidiato per via di alcune assenze importanti. Gli “incas” dopo aver rappresentato negli anni settanta e nei primi ottanta una delle migliori scuole calcistiche sudamericane sono oramai caduti da tempo immemorabile in un sonno profondo da cui ancora stentano a riprendersi. Gente come Teofilo Cubillas, fuoriclasse assoluto, Héctor Chumpitaz, Oblitas, Julio César Uribe, Geronimo Barbadillo, Cueto, Larrosa ed Hugo Sotil solo per citare i principali nomi è ormai soltanto un ricordo lontano, pezzi da museo che i più giovani non hanno avuto la fortuna di vedere all’opera nell’età dell’oro e dei diamanti. Una volta che queste stelle hanno appeso gli scarpini al chiodo della memoria, il Perù ha saputo collezionare soltanto fallimenti in serie, nonostante il calcio sia super amato dalla gente. Calciatori come Nolberto Solano che si è espresso a lungo su ottimi livelli in Premier League e come il fiorentino Juan Manuel Vargas che è ancora il leader della squadra non hanno potuto fare più di tanto, anzi hanno potuto fare davvero poco per risvegliare questo vecchio elefante che ha vissuto la gloria ma che non riesce ancora a destarsi dal sonno profondo. Il Perù non si qualifica ad un mondiale dal lontanissimo 1982 e nelle ultime dieci edizioni della Coppa America ha raggiunto soltanto una semifinale, nel 1997 quando venne stritolato per 7-0 dal Brasile di Romàrio, un serpente a sonagli che non concesse sconti. La Federazione locale ha mostrato sin qui gravi limiti in ambito organizzativo ed ha bruciato in un baleno ben otto tecnici: l’ultimo José “Chemo” Del Solar, ex “volante” alla Redondo e con un passato da giocatore al Tenerife, ma che sulla panchina della “bicolor” ha collezionato ben 16 sconfitte su 28 match complessivi. Prima di lui però avevano fallito anche alcuni nomi altisonanti come Francisco “Pacho” Maturana, il brasiliano Paulo Autuori ed il monumento nazionale Jùlio César Uribe. Ora si è ripartiti dal vecchio santone (66 anni di esperienza!) uruguaiano Sergio Markariàn, il secondo tecnico più pagato del continente dopo il cittì verde-oro Mano Menezes che però avrà di fronte come al solito un compito molto arduo. Markariàn che in carriera ha vinto una decina di trofei tra Paraguay, Cile e lo stesso Perù ha allenato anche in Europa ed ha raggiunto persino i quarti di finale di Champions e di Uefa alla guida del Panathinaikos, uscendo ai supplementari contro il Porto di José Mourinho che avrebbe poi vinto il trofeo. Il nuovo cittì ha iniziato il lavoro organizzando alcuni stage che servivano a conoscere i giocatori e ad iniziare ad amalgamarli ma si è subito ritrovato nella bufera a causa dei soliti atti di indisciplina da parte dei giocatori più rappresentativi che come spesso gli capita hanno mostrato scarsa professionalità. Infatti lo scorso ottobre Jefferson Farfàn, stella dello Schalke 04 ha fatto l’alba insieme al nuovo talento Reimond Manco e a John Galliquio nel Casinò di Panama City, dopo l’amichevole persa con la nazionale locale ed è tornato in albergo piuttosto poco lucido. La notizia è esplosa fragorosamente sulla stampa ed il “mago” non ha potuto fare altre che escludere in modo definitivo i tre dal gruppo, salvo poi tornare sulla propria decisione a distanza di sei mesi dopo il pentimento dello stesso Farfàn che però causa infortunio non prenderà comunque parte alla Coppa America 2011 così come l’altra stella Claudio Pizarro del Werder Brema. A Markariàn è stato chiesto soprattutto di condurre il Perù (ultimo nelle eliminatorie per Sudafrica 2010) alla Coppa del Mondo, compito sulla carta proibitivo ma è ovvio che il cittì e chi lo paga profumatamente vorranno assistere almeno a qualche sostanziale progresso. La nazionale con la banda trasversale rossa adotterà quasi certamente il 4-4-2, anche se il sogno di Markariàn è quello di poter proporre un giorno con continuità un 3-4-3 con una difesa bloccata e concentrata, fatto di verticalizzazioni continue dei centrocampisti centrali e di veloci ripartenze con gli esterni. Ma oggi tutto ciò è ancora improponibile perché la nazionale Inca è ancora all’età della Pietra. Quindi dicevamo sarà ancora 4-4-2 con Raùl Fernandez, portiere del Nizza tra i pali; linea di difesa composta probabilmente da Giancarlo Carmona (San Lorenzo de Almagro in Argentina) a destra, Santiago Acasiete (Almerìa) e Christian Ramos (Alianza Lima) centrali e l’esperto Walter Vilchez (Sporting Cristal) sulla sinistra oltre all’esperto Alberto Rodriguez dello Sporting Lisbona che dovrebbe rappresentare la prima alternativa del reparto,vista l’assenza di Carlos Zambrano, uno dei numerosi infortunati. A centrocampo sulle corsie dovrebbero agire Josepmir Ballòn classe ’88 a destra e Juan Manuel Vargas a sinistra. Il primo non è male ma è rimasto coinvolto nella disgraziata stagione del River Plate di B.Aires, culminata con la retrocessione, mentre il fiorentino, reduce dalla festa di playboy ha recuperato all’ultimo da uno strappo al muscolo (al soleo) come aveva già anticipato il medico della nazionale Julio Segura nei giorni scorsi, anche se salterà per precauzione il match d’esordio contro l’Uruguay.In mezzo invece dovrebbero partire titolari Michael Guevara dello Sport Boys e Rinaldo Cruzado dell’Juan Aurich. Per la creazione della manovra offensiva, vista l’importante defezione di Luis Ramirez (Corinthians) ci si potrebbe affidare, magari in corsa al “vecchio” Carlos Lobatòn dello Sporting Cristal che diversi anni fa ha militato anche lui in Brasile, vestendo la maglia dell’Atletico Paranaense, quando ancora giocava come attaccante puro. Ed a proposito di attacco, viste le defezioni di Farfàn e Pizarro i titolari dovrebbero essere Paolo Guerrero dell’Amburgo (titolare indiscusso) con al suo fianco il giovanissimo André Carrillo, classe ’91 dello Sporting Lisbona, anche se dietro di lui viste le assenze dei due mostri sacri, già premono Luìs Advìncula dello Sporting Cristal e Raùl Ruidìaz dell’Universitario de Deportes, entrambi del ’90 ed entrambi ancora tutti da scoprire. Markariàn nonostante le numerose defezioni sta provando a caricare il gruppo ma sa anche lui che al massimo potrà aspirare a vedere qualche miglioramento tecnico-tattico. Uruguay e soprattutto Cile sono di un altro livello a meno di un miracolo calcistico che una volta ogni tanto può pure accadere. Altre notizie - Editoriale
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